Catabolismo

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  1. Sid _la_Bradipa
     
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    Betta123 scrive:
    Vorrei solo precisare che i laparoceli sono ernie che si presentano in quanto i muscoli addominali tagliati artificialmente (operazione chirurgica) non si rimarginano completamente, quindi in un intervento bariatrico open e' molto frequente che succeda perche' dopo l'intervento si dimagrisce ed appunto mi hanno detto che gli addominali non si rimarginano perche' il corpo e' in catabolismo


    Cara Betta dalla barra del peso vedo che hai perso 44 chili (non vorrei errare).
    E che sei stata sottoposta a Bypass Bilio-Intestinale (quasi due anni fa) e nel corso dello stesso intervento hai fatto l'addominoplastica.
    La fase di catabolismo a cui fai riferimento si spiega in questo modo.
    Il metabolismo è costituito da anabolismo e catabolismo.
    Il catabolismo è l'insieme dei processi che parte da molecole complesse per arrivare a molecole semplici, con la formazione di energia.
    (esempi: da proteine ad aminoacidi, da glicogeno a glucosio)
    Tante diete iperproteiche portano automaticamente al catabolismo.
    In quanto privando per troppo tempo il proprio organismo dei carboidrati (principale fonte di energia), accade che l'organismo .. mica brucia subito le scorte di adipe
    Purtroppo no!
    Usa le proteine (i muscoli) come fonte di energia, poi i lipidi......e solo dopo la scorta dei grassi.
    Motivo per cui alla lunga questo tipo di diete fanno Si dimagrire, (per forza.. affami l'organismo!)......ma si tratta di un dimagrimento non sano.
    Anche una dieta ipoproteica porta alla perdita muscolare, in quanto gli aminoacidi (i mattoni dei muscoli) si trovano solo nelle proteine.....
    Purtroppo per combattere la nostra obesità è ovvio che dobbiamo ricorrere a tutto quello che ci permette di ovviare al problema, e le conseguenze di un importante dimagrimento anche se spiacevoli, nulla valgono di fronte alla vittoria di questa brutta bestia
    L'equilibrio alimentare nei forti dimagrimenti è a tutt'oggi una chimera.
    Soprattutto se si considera che tanti interventi bariatrici portano una conseguente e drastica diminuzione dei nutritivi.
    Il catabolismo si può anche verificare per un altro motivo:
    un'intensa ed eccessiva attività fisica.

    Nel tuo caso, essendo stata sottoposta a due interventi, avrai avuto la tua fase variabile di due o tre mesi, in cui sicuramente non assumevi nemmeno 1000 calorie al giorno.....o comunque anche in caso di assunzione maggiore, è l'intervento stesso che ti porta ad assorbire meno di quello che mangi.
    Diciamo che è stato il rovescio della medaglia.
    Affinchè il catabolismo proteico non si verifichi, non bisogna mai scendere al di sotto (almeno) della soglia giornaliera del 25% di glicogeno.
    La difficoltà della corretta cicatrizzazione dell'addome è data dal dimagrimento stesso.

    Se posso dare un'opinione personale, penso che se si fosse fatto dopo il dimagrimento, quindi superata la fase catabolica iniziale, ora avrebbe meno difficoltà a rimarginarsi.

    Cosa si può fare?
    L'uso di aminoacidi ramificati potrebbe aiutarti soprattutto nel combattere la perdita di capelli, e nel migliorare lo stato di nutrizione muscolare.
    In commercio c'è ne sono di diversi tipi, chiedi al tuo medico se puoi e se facciano al caso tuo .......
    Non sono farmaci ma integratori... che non necessitano del processo di digestione
    (eventualmente chiedi se per il tipo d'intervento che hai fatto, riesci ad assimilarli).

    Le mia scarse conoscenze in merito si fermano qua.
    Inviterei chi avesse ulteriori elementi per arricchire la discussione.

     
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  2. Patrizia1981
     
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    IO PURTROPPO NON SONO COMPETENTE IN MATERIA, MA L'ARGOMENTO E' MOLTO INTERESSANTE. CONOSCEVO L'ANABOLISMO E IL CATABOLISMO MA NON SAPEVO COSA FOSSERO, ORA HO LE IDEE PIU' CHIARE.
    GRAZIE SID, LE TUE SPIEGAZIONI SONO SEMPLICI E COMPRENSIBILI. DA TE AVRO' MOLTO DA IMPARARE.

    BACIONE
     
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  3. gaia_s2005
     
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    CITAZIONE
    Cosa si può fare?
    L'uso di aminoacidi ramificati potrebbe aiutarti soprattutto nel combattere la perdita di capelli, e nel migliorare lo stato di nutrizione muscolare.
    In commercio c'è ne sono di diversi tipi, chiedi al tuo medico se puoi e se facciano al caso tuo .......
    Non sono farmaci ma integratori... che non necessitano del processo di digestione
    (eventualmente chiedi se per il tipo d'intervento che hai fatto, riesci ad assimilarli).

    parlo per quanto riguarda la perdita di capelli: io per un mese ho preso pastiglie e per 10 giorni ho fatto delle punture di vitamina "b12".....

    per quanto riguarda l argomento in genere non so' dire nulla..... :hmm.gif:
     
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    In merito all'argomento mi permetto di dire solo due cose di biochimica che dovrebbero chiarire ulteriormente.

    Il nostro corpo vive grazie a tre mattoncini
    le proteine
    i carboidrati
    i grassi
    sono le tre fonti energetiche che il corpo può usare.
    La via energetica più rapida è quella degli zuccheri (i carboidrati) utilizzati da tutte le cellule ed indispensabili per muscoli e cervello (il cervello usa SOLO il glucosio come fonte energetica)
    I grassi sono lenti, sono per lo più fonte di riserva data la possibilità di essere compattati sotto forma di adipe (l'adipe è infatti il modo con cui il nostro corpo mette da parte energia).
    Le proteine a scopo costitutivo...(gli amminoacidi i costituenti delle proteine infatti sono i mattoni del nostro corpo).

    Orbene...il nostro organismo può trasformare i carboidrati in eccesso in grasso...questò perchè quando i carboidrati sono in eccesso prima li mette via come glicogeno (una molecola molto ingombrante,,,qccumulabile sono in piccola quota) poi una volta che le scorte di glicogeno sono al massimo...lo trasforma in grasso facilemente accumulabile.
    Ogni fonte energetica puiò in ultima analisi diventare lipide..
    purtroppo non vale l'inverso...IL NOSTRO CORPO NON PUò TRASFORMARE IL NOSTRO GRASSO IN ECCESSO IN CARBOIDRATI....
    QUINDI SE IL GLUCOSIO CALA TROPPO RICORRE ALL'UNICA VIA DISPONIBILE...LA GLUCONEOGENESI CHE TRASFORMA PROTEINE IN GLUCOSIO....

    Per questo se si mangiano pochi carboidrati sempre si ha una quota di catabolismo proteico (dato che cervello e muscoli quello usano).
    Anche nell'attività fisica se si fanno attività troppo impegnative il corpo non riesce a cosumare adipe ma consuma proteine per lo stesso meccanismo...

     
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  5. anastomosys83
     
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    CITAZIONE (vansil @ 14/5/2007, 14:15)
    IL NOSTRO CORPO NON PUò TRASFORMARE IL NOSTRO GRASSO IN ECCESSO IN CARBOIDRATI....
    QUINDI SE IL GLUCOSIO CALA TROPPO RICORRE ALL'UNICA VIA DISPONIBILE...LA GLUCONEOGENESI CHE TRASFORMA PROTEINE IN GLUCOSIO....

    Piccola precisazione: dai lipidi il corpo ricava i corpi chetonici (acetoacetato, b-idrossibutirrato) allorquando i carboidrati siano scarsi in maniera continuativa, producendo nell'imediato un meccanismo di mantenimento dell'omeostasi, ma alla lunga diventa una sorta di autolesionismo.

    E' il caso delle diete troppo ristrette (o del digiuno) non controllate, dove sono i LIPIDI la fonte prevalente di energia, essendo gli altri composti nettamente insufficienti
     
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    qualsiasi chetosi e accompagnata da gluconeogenesi, il cervello non può usare cirpi chetonici come substrato energetico.
     
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  7. anastomosys83
     
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    Ti stai sbagliando vansil... Il cervello in condizioni di mancanza di glucosio, il primo substrato che usa sono i corpi chetonici... Sono fatti apposta...
     
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    Questo si verifica a partire dal terzo giorno di digiuno in condizioni normali di ridotto apporto nutrizionale invece il cervello utilizza i derivati della gluconeogenesi.


    nello specifico il catabolilsmo lipidico sostiene la gluconeogenesi
    La molecola di glucosio rappresenta il carburante di molti tessuti. Il cervello, ad esempio, utilizza in modo efficiente tale molecola prelevandola dal torrente sanguigno ed arriva a richiedere oltre 100gr dello zucchero per giorno. Una mancanza di glucosio, comunque, non condiziona la sola parte cerebrale in quanto questo zucchero è la fonte energetica di numerosi altri compartimenti biologici tra cui i testicoli, il sistema nervoso ed i globuli rossi. Quando manca il glucosio, dunque, è l'intero organismo a risentirne.

    Per questo motivo si rende necessario un sistema di sintesi dello zucchero anche quando non viene introdotto a sufficienza nella dieta, mediante il processo anabolitico della gluconeogenesi. La gluconeogenesi è un processo espensivo dal punto di vista energetico ma, per i motivi più volte puntualizzati, necessario per la vita della cellula stessa. Va detto che proprio il catabolismo lipidico sostiene la gluconeogenesi.

    quindi sebbene il cervello possa usare i corpi chetonici in condizioni di restirzione dei carboidrati non muta il suo metabolismo energetico e usa il glucosi neoformato da gluconeogenesi...lasciando corpi chetonici per lo più per scopo muscolare

     
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  9. antonella
     
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    Grey's anatomy.... image
     
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    In merito alla parte iniziale del post, il laparocele è di fatto una grave complicanza post operatoria in cui i visceri addominali fuoriescono attraverso una breccia formatasi nella fase di consolidamento cicatriziale di una ferita laparotomica (laparotomia quando si taglia al contrario della laparoscopia dove si entra attraverso i buchini nell'addome).
    Il legame con il catabolismo è legato al fatto che in un intervento come la dbp si entra nel post intervento in una fase di reale iponutrizione dovuta al post intervento e all'assestamento che più o meno per tutti nelle prime fasi abbassa il livello di appetito.
    Quindi si ha un reale catabolismo proteico (utilizzo delle proteine del nostro corpo). Va detto che la sutura della parete addominale (formata dal peritoneo, dallo strato muscolo fasciale e dalla cute), prevede che questi tre strati vengano suturati separatamente proprio per rinforzarla. Ma selo strato muscolo fasciale risulta indebolito e vi sono eventuali cedimenti della sutura in uno o più punti possono aprirvi brecce anche minime. Di conseguenza in queste sedi la tenuta della parete sarà assicurata soltanto dal peritoneo e dallo strato cutaneo, venendo a mancare il supporto più importante, quello muscolare (ma qui anastomosis ne sa molto di più).

    In questi punti piccoli di cedimento si può avere il laparocele..

     
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  11. betta123
     
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    E quindi ?
    Se uno si opera OPEN di DBP e ByPass B.I. conviene inizialmente (3 mesi) che mangi piu' carboidrati e zuccheri ? Dimagrisce di meno ma ha piu' mattoncini ?.
    E' chiaro che io ormai ho gia' dato (mi metteranno la rete) ma potrebbe essere utile ad altri.
     
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  12. Sid _la_Bradipa
     
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    CITAZIONE (betta123 @ 15/5/2007, 12:03)
    E quindi ?
    Se uno si opera OPEN di DBP e ByPass B.I. conviene inizialmente (3 mesi) che mangi piu' carboidrati e zuccheri ? Dimagrisce di meno ma ha piu' mattoncini ?.
    E' chiaro che io ormai ho gia' dato (mi metteranno la rete) ma potrebbe essere utile ad altri.

    Francamente non saprei come arginare il problema negli interventi.
    Perchè mentre in una dieta si può concordare benissimo con il proprio medico di renderla meno drastica e più ricca di nutritivi, e all'occorrenza integrarla con aminoacidi o altro.......quando si fa un intervento bariatrico "penso" che i primi mesi non si possa mangiare tutto sto granchè.......
    Poi non essendo operata mi valgo di quelle che sono le esperienze lette in questo forum.
    Non saprei Betta...... :hmm.gif:
    Vediamo se magari qualcuno ci illumina con altri aspetti.

    (antonella non sbadigliare :marameo.gif: )
     
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  13. PattyF
     
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    Betta ma i laparoceli si sono verificati nell'incisione dell'addome per il bypass o in quella dell'addomino?

    anche chi si sottopone a gastroplastica verticale in open ad esempio è a rischio di laparocele! noi gastroristretti soprattutto i primi 3 mesi abbiamo si un'alimentazione ridotissima di quantità, prettamente liquida il primo mese, morbida e semi solida nei due mesi successivi.... credo che il fatto che ci vengano prescritti integratori nella prima fase post intervento sia anche per qs problema.....

    in caso di intervento malassorbitivo, come le DBP dove viene resecato parte dello stomaco, o dove c'è una gastrorestrizione temporanea data da un banding riassorbibile nella versione di DBP con conservaione gastrica, effettivamente i primi mesi post intervento c'è un' ipedimento a mangiare come prima dell'intervento......
    nel bilio intestinale qs non dovrebbe esserci perchè lo stomaco non viene ne resecato ne gastroristretto da banding temporanei, quindi in teoria l'operato di bilio-intestinale non dovrebbe avere limitazioni nell'assunzione di cibo...... non so però se in effetti a seguito di qs interventi subentra o meno una minor voglia di mangiare.....

    dovremmo poter fare una sorta di sondaggio tra gli operati "malassorbiti" è interessante qs discorso.... ma forse sto andando OT.



     
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  14. betta123
     
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    Il problema si e' verificato causa incisione per il ByPass, l'addomino non c'entra.
    Tutte (circa 5) le persone che si sono operate con me hanno avuto lo stesso problema e leggo anche in questo forum. I Dottori mi hanno detto che e' una complicanza comune per chi si opera all'intestino, causa il tipo di incisione e che e' una complicanza comune anche per qualsiasi operazione fatta ad un obeso.
    Nel ByPass B.I. non si mangia meno, ma si assorbe pochissimo e quindi sostengono che i primi mesi, quando gli addominali si dovevano rimarginare, al corpo sono mancati i mattoncini per fare questo lavoro.
    Per questo mi chiedevo se si potesse adottare un accorgimento alimentare nei primi tempi dopo l'operazione malassorbitiva per fare rimanginare meglio i muscoli.
    Forse mi sto facendo delle pare mentali, ma sarebbe utile trovare il modo di evitare certi problemi, almeno provarci.
    Betta
     
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  15. anastomosys83
     
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    Per laparocele (o ernia postlaparotomica secondo gli autori anglosassoni) s’intende la fuoriuscita di visceri addominali attraverso una breccia muscolo-aponeurotica della parete, in corrispondenza di una precedente incisione chirurgica.

    Il laparocele rappresenta una complicanza postoperatoria che si manifesta in circa il 2% di tutte le laparotomie. La sua incidenza è particolarmente frequente nel caso di infezione della ferita chirurgica; in circa il 50% delle laparotomie complicate da infezione suppurativa della ferita si sviluppa in seguito un laparocele.



    L’infezione comporta infatti il cedimento di parte della sutura del piano muscolo-aponeurotico; a tale livello, dopo guarigione dell’infezione, residua un’area di debolezza della parete addominale, caratterizzata da mancato avvicinamento dei lembi muscolo-aponeurotici. Dopo guarigione e consolidamento della ferita a livello cutaneo e sottocutaneo, il contenuto endoaddominale rivestito dal peritoneo sotto l’impulso della pressione endoaddominale si fa strada attraverso la breccia del piano muscolo-aponeurotico; si costituisce così un sacco peritoneale che protrude a livello sottocutaneo.

    Altri fattori predisponenti all’insorgenza di laparocele sono:

    la broncopatia cronica ostruttiva e gli episodi di tosse violenta;

    le malattie dismetaboliche (diabete, insufficienza renale);

    un difetto di tecnica chirurgica di sutura della laparotomia.

    4 In generale l’evoluzione del laparocele è lenta e progressiva, ma la tumefazione costituita dal sacco e dai visceri protrusi può raggiungere dimensioni assai voluminose, sino a comportare la fuoriuscita a livello sottocutaneo di buona parte dei visceri addominali, rivestiti dal sacco peritoneale; quest’ultimo è spesso pluriconcamerato e tende a espandersi in corrispondenza delle zone di minor resistenza del tessuto sottocutaneo.

    La localizzazione più frequente dei laparoceli è a livello della linea mediana, sia per la maggior frequenza delle incisioni laparotomiche in tale sede, sia per ragioni di tipo meccanico che verranno illustrate in seguito.

    Meno frequenti sono i laparoceli in corrispondenza delle incisioni arciformi sottocostali, delle incisioni della parete postero-laterale e in generale delle laparotomie che vengono suturate con sovrapposizione di più piani di sutura ortogonali fra loro (per es.: laparotomia in regione iliaca destra sec. McBurney).

    Frequente è la comparsa di laparocele in sede di colostomia o ileostomia, per l’instaurarsi di un’area di debolezza della parete addominale a ridosso della enterostomia. Le incisioni chirurgiche longitudinali presentano un maggior rischio di laparocele rispetto a quelle trasversali perché sono ortogonali alle linee di forza dell’attività contrattile della muscolatura addominale.

    La parete addominale muscolo-aponeurotica ha una funzione di contenimento dei visceri che si esplica mediante linee di forza orizzontali ed oblique determinate dai muscoli larghi, i quali sono ancorati posteriormente alla fascia lombo-dorsale ed anteriormente ai muscoli retti e alla linea alba. In corrispondenza di ogni contrattura della parete addominale si verifica un aumento della pressione endoperitoneale ed una azione di compressione sul diaframma che si distende e si innalza.

    La perdita di solidità della linea di ancoraggio anteriore dei muscoli larghi sui muscoli retti e sulla linea alba comporta una alterazione della dinamica respiratoria. In condizioni normali la contrazione diaframmatica è controbilanciata da una pressione endoaddominale di circa 10 cm di H2O; nel caso di presenza di un laparocele voluminoso della linea mediana tale pressione tende ad annullarsi per mancanza della contropressione della parete addominale. Nei laparoceli della linea mediana è importante rilevare che i muscoli retti con il passare del tempo ruotano sul loro asse longitudinale di circa 90°, fino ad assumere una posizione ortogonale rispetto a quella originale; tale disposizione sagittale anomala dei muscoli retti non consente di aumentare la pressione endoaddominale e compromette i movimenti del diaframma.

    Le conseguenze più importanti dei laparoceli voluminosi sono:

    insufficienza respiratoria cronica con aumento del lavoro respiratorio;

    insufficienza vascolare venosa, conseguente sia a deficit di pompa per aumentato lavoro respiratorio, sia a diminuito ritorno al cuore;

    tendenza alla distensione dei visceri cavi (soprattutto del colon) e alterazione della peristalsi;

    tendenza alla ipotrofia della muscolatura addominale.

    I laparoceli comportano inoltre l’insorgenza di complicanze a livello dei visceri protrusi nel sacco; si costituiscono infatti aderenze connettivali, viscero-viscerali e viscero-peritoneali, a livello del sacco e soprattutto del colletto, che possono comportare ulteriori complicanze:

    incarceramento del laparocele e quindi sua irriducibilità;

    strozzamento del laparocele.

    È possibile classificare i laparoceli in rapporto alla mobilità del loro contenuto:

    i laparoceli riducibili o mobili sono quelli in cui i visceri fuoriescono nel sacco in conseguenza dei movimenti respiratori e degli aumenti di pressione endoaddominale, senza aderire al sacco stesso;

    i laparoceli fissi o incarcerati sono quelli in cui i visceri sono aderenti al sacco e non sono più riducibili in addome. Quest’ultima condizione, oltre a comportare una maggior compromissione respiratoria, predispone alla complicanza dello strozzamento.

    Le conseguenze cliniche della presenza di un laparocele sono: la potenziale insorgenza di disturbi della canalizzazione intestinale per l’insorgenza di aderenze stenosanti i visceri e il dolore legato alla fuoriuscita del laparocele stesso. La diagnosi di laparocele si pone in base all’anamnesi di pregresso intervento chirurgico laparotomico e sulla scorta dei reperti dell’esame obiettivo; questo mette in evidenza una tumefazione a livello di una cicatrice laparotomica, talora dolente, che protrude in seguito all’aumento della pressione endoaddominale, e che è solitamente riducibile con la manovra di taxis.

    La terapia radicale del laparocele è chirurgica e consiste nella riduzione del contenuto del laparocele, nella escissione del sacco e nella chiusura della porta del laparocele. A questi tempi chirurgici fondamentali è spesso necessario aggiungere la resezione di parte dell’omento, se questo rimane tenacemente adesso al sacco del laparocele; inoltre, dopo avere eseguito la plastica della parete muscolo-aponeurotica è spesso necessario escidere la cicatrice cutanea e una porzione di cute ad essa circostante, divenuta esuberante.
    Per la chiusura della porta erniaria è necessario affrontare in modo corretto i lembi muscolo-aponeurotici che costituiscono la porta del laparocele; talora ciò avviene con difficoltà perché i lembi stessi risultano molto divaricati e il loro avvicinamento pone la sutura sotto notevole tensione. Nel caso di laparoceli molto vasti per i quali l’avvicinamento e la sutura dei lembi muscolo-aponeurotici presenta difficoltà, si ricorre all’apposizione di materiale protesico (rete di polipropilene) per la chiusura della breccia della porta del laparocele.


     
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15 replies since 12/5/2007, 14:10   977 views
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